una storia incomprensibile




Ho conosciuto l’aikido venticinque anni fa, mi affascinò subito per la sua incomprensibilità.
Mi era oscuro come attraverso movimenti circolari si potesse vincere l’avversario, mi piacevano le evoluzioni degli aikidoka, però più che guerrieri sembravano ballerini.
Sono sempre stato curioso e m’iscrissi per capire quelle bizzarrie, pensai che non sarebbe durato molto ma mi piaceva l’idea di una nuova esperienza....

Una volta salito sul dojo mi sforzai quanto potevo per memorizzare i movimenti mostrati dal maestro, ma ancora non ne capivo il senso: cos'era quel girare in tondo? Perché non scontrarsi subito con una traiettoria lineare?
Mi spiegavano che dipendeva dal “centro” e dal “ki”. Sembrava il solito mistero esoterico con il quale giustificare l’inefficacia delle mie azioni che pur sembravano riprodurre quanto mostrato dal maestro.
Qualcosa però mi costringeva a continuare, volevo capirci di più.
Quella primavera partecipai ad un seminario di Nobuyoshi Tamura, un simpatico ometto che non sapevo essere diretto allievo del fondatore Ueshiba.
Sul dojo saremo stati almeno un centinaio, con maestri provenienti da tutta Italia, io ero probabilmente il più giovane di grado ma ebbi la fortuna di essere invitato da lui ad una pratica che si chiama “kokiu-ho”, allora tutto cambiò e non riuscii più a smettere per diversi anni.
Ogni anno che passava credevo di aver compreso qualcosa di più, ma ogni volta imparavo solo che ogni limite superato era la partenza per il successivo limite e mi ritrovavo a ricominciare sempre da capo.
Finché un attimo senza memoria, abitato solo da me e l’avversario, al termine del quale mi sorprendevo rilassato con le braccia aperte mentre il mio compagno volava, quell’attimo valeva dieci anni di incomprensioni.
Recentemente, dopo una pausa molto lunga, ho ripreso a praticare l’aikido ed ho appreso che il mio maestro nel frattempo ci ha lasciato; sono andato a leggermi la notizia e, ricordando i momenti di amoroso insegnamento, non sono riuscito a trattenere una lacrima di gratitudine per quel generoso vecchietto.

Grazie